Questi due termini, spesso confusi per sinonimi, hanno una differenza sostanziale: la differenza sta nel tempo!
Partiamo dalla definizione di biodegradabile: "si definisce biodegradabile qualsiasi materiale che possa essere scomposto da batteri, luce solare e altri agenti fisici naturali, in composti chimici semplici come acqua, anidride carbonica e metano."
Un processo che può prevedere, per ogni elemento, un suo tempo di degradazione. Ma la normativa europea stabilisce che per essere considerato biodegradabile, un prodotto deve decomporsi del 90% entro 6 mesi.
Si definisce invece compostabile quel materiale che non solo è biodegradabile, ma anche disintegrabile e il cui processo di decomposizione avviene in meno di 3 mesi. Inoltre, un materiale compostabile, se riciclato correttamente, si trasforma in un fertilizzante naturale e biologico: il compost, ricco di sostanze nutritive utili alla coltivazione.
Uno degli oggetti più diffusi nella nostra vita quotidiana è rappresentata dai sacchetti della spesa. Secondo una normativa europea, questi devono recare la dicitura “biodegradabili e compostabili” e avere almeno un simbolo di uno degli enti certificatori. Quindi, solo i sacchetti che riportano questa dicitura possono essere utilizzati per la raccolta dell’organico. Infatti, si degradano in poche settimane e vengono trattati negli impianti di compostaggio per essere trasformati in ammendante organico.
Se si hanno dubbi sul corretto smaltimento di un rifiuto, piuttosto che sbagliare, basta scaricare l'applicazione Junker, che fornisce indicazioni dettagliate sulla raccolta differenziata ed è molto facile da usare: basta fotografare il codice a barre del rifiuto e, a seconda del luogo in cui ci troviamo, l’app dice in quale bidone cestinarlo."
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